Invito alla delazione




“Per ogni eretico che veniva arso su rogo, ve n’erano altri mille che sorgevano al suo posto. E perché tutto questo? Perché l’Inquisizione faceva strage dei suoi nemici apertamente, alla luce del sole, e li uccideva quando essi ricusavano ancora di pentirsi, anzi, li uccideva proprio perché ricusavano di pentirsi. Gli uomini morivano perché non volevano saperne di abbandonare la loro fede […]. Più tardi […] ci furono i nazisti tedeschi e i comunisti russi […]. Noi non ripetiamo errori di questo genere. Tutte le confessioni che si fanno qui sono perfettamente sincere. Siamo noi stessi che le facciamo diventare sincere […]. Sarai annullato nel passato, così come sarai annullato nel futuro. Tu non sarai mai esistito”.

“E allora perché vi affannate tanto a torturarmi?” penso Winston […]

O’Brien accennò un sorriso: “tu sei una falla nel nostro disegno, Winston. Sei una macchia che dev’essere cancellata. Non ti ho detto forse, appena un minuto fa, che noi siamo del tutto diversi dai persecutori del passato? Noi non distruggiamo l’eretico perché ci resiste: fino a che ci resiste ci guardiamo bene dal distruggerlo. Noi lo convertiamo, ci impossessiamo dei suoi pensieri interni, gli diamo una forma del tutto nuova. Polverizziamo in lui ogni male e ogni illusione. Lo riportiamo al nostro fianco non solo apparentemente […].  Ne facciamo uno dei nostri, prima di ucciderlo. È intollerabile, per noi, che anche un solo pensiero partecipe dell’errore possa esistere in qualche parte del mondo, pur nascosto e innocuo”. 

(G. Orwell, 1984, trad. it. di G. Baldini, Milano, Mondadori, 1964, pp. 237-238)

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